30 Novembre 2019
Il concetto di famiglia presso le antiche società mediterranee e che si è trasmesso per molto tempo fino alle soglie della società capitalistica si basa su due idee: quella della indivisione e quella della dipendenza per cui la casa è il centro di riunione di tutti i membri della famiglia che sono tra loro legati da un rapporto di sottomissione ad un’autorità centrale. Nella società tradizionale mediterranea, la famiglia costituisce il perno della vita degli individui che svolgono diversi ruoli: padre, madre, figli, sposi. In tale società tradizionale non esistono personalità individuali ma tutti, uomini, donne e bambini sono espressioni della famiglia, della collettività .
Nel corso della storia si sono avvicendate nell’area mediterranea, diverse tipologie di famiglia. Fino agli anni Cinquanta del XX secolo, la struttura familiare viene definita allargata, multipla, estesa le cui principali caratteristiche sono: l’assimilazione di un numero sempre crescente di consanguinei viventi discendenti da uno stesso avo, l’esistenza di un patrimonio economico comune, il ripetersi della medesima struttura socio-culturale ed economica di generazione in generazione e la presenza di una forte autorità trasferita nelle mani dell’elemento maschile, il padre. Si tratta di una famiglia di stampo rurale che si riscontra lungo le rive del Mediterraneo, dalla Spagna all’ex-Jugoslavia, dall’Italia centrale all’Algeria, alla Tunisia e al Medio-Oriente. In effetti, le famiglie contadine sono organizzate in collettività di lavoro e di consumo nelle quali si intersecano una serie di valori quali la solidarietà tra i membri del gruppo, il legame affettivo ed il senso del rispetto e dell’onore della famiglia.
A partire dal 1950, profonde ragioni economiche e sociali hanno fatto precipitare il processo di disgregazione di tali forme di famiglia, tra cui si annoverano la nascita del mercato internazionale, il progresso tecnologico, l’abbandono della campagna per la città . L’antica struttura patriarcale viene sostituita dalla famiglia cosiddetta mononucleare composta da tre,  quattro individui al massimo; questo nuovo tipo di famiglia appare in gran parte depauperato dalle funzioni morali e materiali che in passato organizzavano la totalità della vita sociale e personale. Si assiste ad un’anonimizzazione, alla creazione di una miriade di cellule familiari indipendenti che sembrano aver perso gli antichi punti di riferimento.
La globalizzazione pone la famiglia in una fase di rottura laddove le sfide sono molteplici. Il consumismo, le forme capitalistiche di produzione sono di ostacolo alla conservazione delle strutture familiari basate sulla solidarietà e sulla condivisione di valori e di progetti. Si riscontra nell’ultimo ventennio un aumento notevole di nuovi modelli familiari costituiti anche da genitori singoli con figli. L’aumento di tale fenomeno è dovuto sia per ragioni socio-economiche (padri o madri che per condizioni di lavoro vantaggiose rispetto a queelle riscontrate nel luogo di origine sono costretti ad abbandonare il nucleo familiare per recarsi all’estero) che socio-culturali (l’aumento dei divorzi anche nel nostro paese è un dato non trascurabile).
In conclusione, oggi, nel mondo globale, si denota un marcato disinteresse da parte delle nuove generazioni nei confronti della creazione di nuovi nuclei familiari poiché i disagi economici, sociali (aumento del caro-vita con tutte le conseguenze che ne derivano) ed in particolar modo etico-morali (scarsa preparazione delle coppie alla vita insieme, assenza dello spirito di sacrificio, egoismo dilagante) impediscono la concretizzazione di quei progetti di vita comunitaria e solidale che nel passato rappresentavano la ragione di essere degli individui.
Valeria Guasco