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Eutanasia: diritto di morire o morire di diritto?

1 Ottobre 2019

di Giovanna Romano

La “dolce morte”, l’eutanasia (dal greco “eu- thànatos”) è ritornata al centro di un intenso dibattito dai contorni piuttosto difficili anche perché abbraccia aspetti tra di loro diversi ma allo stesso tempo compenetrati: giuridici, medici, bioetici, e soprattutto morali. Che cosa è in realtà l’eutanasia? È giusto parlare di “dolce morte” quando si va contro la vita? È  giusto, invece, per contro, attaccarsi eccessivamente alla vita accanendosi contro ogni logica? E quali sono i confini del giusto e dell’ingiusto? L’argomento in questi ultimi anni sta diventando quanto mai di scottante attualità. Se ne parlò all’indomani del caso di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare, che rivolse un appello al Capo dello Stato chiedendo apertamente il diritto di morire. Se ne è tornato a parlare con Eluana Englaro cui fu staccata la spina dopo un accesso scontro famiglia- giudici. Se ne parla oggi sulla questione del testamento biologico, se ne continuerà a parlare anche se il Parlamento legifererà.

Nel nostro ordinamento il diritto di morire però non è affatto un diritto: da noi  l’eutanasia è vietata, a differenza di altri Paesi (Olanda in testa) perché il diritto alla vita è (ancora per il momento) considerato inviolabile. Addirittura l’eutanasia attiva ( morte procurata direttamente con farmaci o interventi volontari) viene qualificata, sul piano giuridico, come omicidio del consenziente previsto e punito come tale all’art. 579 del codice penale. In base ad esso la legge prevede una pena che va dai 6 ai 15 anni di reclusione nei casi in cui vi è il consenso, esplicito e validamente espresso, della vittima. Negli altri casi si parla invece di omicidio volontario e la pena può arrivare fino a 21 anni di carcere.

Diverse ed ancora più controverse sono le posizioni sulla cosiddetta “eutanasia passiva” che consiste nella sospensione delle cure quando queste non danno speranza di guarigione e non garantiscono una qualità di vita dignitosa risolvendosi in un inutile accanimento terapeutico. Ed è appellandosi proprio a questo che l’hanno fatta franca coloro che hanno deciso la morte di Eluana Englaro e hanno esaudito il desiderio di Welby. Ma urgono interventi legislativi anche se diventa un’impresa titanica raggiungere accordi su un argomento tanto delicato. Ci auguriamo che il legislatore, nel regolamentare una materia così delicata, non prescinda dalla legge di Dio che, al di là di un’accoglienza da parte del mondo credente, è legge naturale e, quindi, per il bene dell’essere umano.

Così l’eutanasia, insieme ad altri argomenti sensibili, sarà un argomento sul quale torneremo spesso, poiché la passione per l’educazione è anche amore per la vita.

1 commento

  1. Padre Aldo /

    Sono interessato a questo tipo di tematiche.

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