12 Luglio 2017
Dopo gli ultimi avvenimenti, ritorna protagonista il Vesuvio e i napoletani, ancora una volta, si ritrovano a fare i conti con l’ennesima presunta emergenza. Questa volta, però, forse anche a ragione, sembrano snobbare il problema.
Napoli, una città letteralmente tra due fuochi! La guardi dal mare e vedi da un lato il Vulcano addormentato, pensando a quanto si sveglierà; e dall’altro i campi flegrei, benché se ne dica, da sempre attivissimi e, forse, pensa qualcuno, proprio per questo meno pericolosi.
L’indifferenza della popolazione sembra essere messa sotto accusa, come si evince dalla dichiarazione del capo del Dipartimento della Protezione civile, che sulla questione Solfatara dice: “Nella zona dei Campi Flegrei la percentuale di gente che non conosce il rischio su cui, letteralmente, è seduta, raggiunge percentuali tra il 70 e l’80% […]Questa insensibilità spesso si traduce in un atteggiamento di trascuratezza delle istituzioni”.
Chi vive in quelle zone sembra accogliere solo in parte queste affermazioni. C’è, infatti, da parte della gente, una precisa consapevolezza di dove si vive, ma, in mancanza di soluzioni concrete, mossi dallo spirito partenopeo che da sempre contraddistingue queste popolazioni, si convive con il pericolo.
Del resto, oggi, pur volendo intervenire in maniera convinta, come dovrebbero agire le istituzioni? Le case sul Vesuvio ed intorno ad esso ci sono, interi quartieri sui Campi Flegrei sono stati costruiti da decenni, milioni di persone vivono in questi posti, possiamo forse trasferirli tutti?
Ed, allora, come risolvere la questione? Semplice: in attesa della fine del mondo … il problema non esiste!