3 Giugno 2017
di Antimo Verde – Dopo lo sconcertante caso della morte del bambino affetto da una semplice otite, ma che non è sopravvissuto a causa dei genitori che hanno preferito curarlo con l’omeopatia, invece dei classici e più necessari antibiotici, si ripropone il dibattito sull’uso di tali cure. In Italia si stima che circa 5 milioni di persone abbiano fatto ricorso almeno una volta a rimedi omeopatici. Ma l’Istat svela numeri ancora più sorprendenti.
Infatti secondo l’ultimo rapporto sull’uso della medicina omeopatica, si scopre che il nostro Paese rappresenta il terzo mercato in Europa per l’omeopatia, dopo Francia e Germania. Numeri rilevanti che, assieme a quelli registrati nell’UE, affermano che oltre 100 milioni di persone in Europa scelgono farmaci omeopatici. E difatti, solo in Italia il giro d’affari è valutato intorno ai 300milioni di euro l’anno.
Nel nostro Paese l’omeopatia arriva agli inizi dell’800 a Napoli, quando le forze armate austriache, all’interno delle quali erano presenti molti medici omeopati, entrano nel Regno del re Ferdinando I per aiutarlo a combattere le sommosse popolari. La pratica si basa essenzialmente sulla teoria, secondo la quale, se una sostanza è alla base dei sintomi di una persona malata, una dose estremamente piccola di quella stessa sostanza può essere usata come cura.
Pertanto, l’omeopatia può essere usata soprattutto per curare riniti, raffreddori, influenze, dolori articolari o muscolari, allergie e problemi all’apparato respiratorio. A svariati anni dalla prima proposta di legge, il Parlamento, infatti, non è ancora riuscito a legiferare e attualmente in Commissione si sta ancora discutendo sul tema, nonostante l’Unione Europea chieda al nostro paese di sottoporre i prodotti omeopatici ad una registrazione e valutazione simile a quella dei farmaci tradizionali attraverso procedure stabilite dall’Agenzia Italiana del Farmaco.
Ma l’Italia continua a rinviare. Nonostante ciò, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Lazio hanno riconosciuto in varie forme medicina omeopatica e antroposofica. Ma come è possibile riconoscere medicinali omeopatici? Questi sono riconoscibili perché riportano sulla confezione esterna la definizione: “medicinale omeopatico” seguita dalla frase “senza indicazioni terapeutiche approvate”, e se il prodotto è ad alta diluizione, indica che nessuna valutazione dell’efficacia è stata effettuata dall’autorità competente.
Inoltre, sul bugiardino deve essere stampigliata in modo visibile che non vi è “evidenza scientificamente provata dell’efficacia del medicinale omeopatico”. Pertanto possono essere venduti solo in farmacia su prescrizione medica o su indicazione del farmacista. Di recente la rivista “Nature” ha inserito l’omeopatia in una speciale classifica dei nove falsi miti “medici” duri a morire, contribuendo ad alimentare una polemica anche essa dura a morire che non coinvolge solo la comunità scientifica internazionale.
Come affermato dal dott. Salvo di Grazia, medico chirurgo e autore del libro “Salute e bugie”, in farmacia ci sono tantissimi prodotti e sostanze che in realtà non hanno alcuna funzione terapeutica, ma che vengono presentati come se fossero miracolosi. Ed anche se il prodotto omeopatico viene venduto sotto forma di medicinale, in realtà non lo è affatto.
Va anche specificato che prescrivere una terapia, anche se non efficace e anche se è priva di principio attivo, come nel caso dell’omeopatia, è dire una bugia al paziente. Il discorso sarebbe diverso e accettabile se l’omeopata informasse il paziente che il prodotto omeopatico è zucchero e privo di principio attivo.
Ma è chiaro che desiste dal farlo perché in questo modo l’omeopatia perderebbe tutto il suo effetto magico. Pertanto, quanto già pronunciato dall’Organizzazione mondiale della sanità, va ricordato che l’omeopatia non è basata sulla scienza e in molti casi può essere considerata pericolosa e mette seriamente a rischio la vita delle persone.