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Depressione: più colpiti gli anziani e i meno istruiti

24 Maggio 2017

di Antimo Verde – La Giornata Mondiale della Salute organizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quest’anno è stata dedicata a quello che viene classificato come il “male del secolo”, che a dispetto di quanto si possa credere, non è solo una malattia essenzialmente fisica, ma che colpisce soprattutto la mente, anzi più propriamente, l’anima. La depressione, definita come il “male oscuro”, proprio perché ha tra le sue caratteristiche, quelle di assorbire e oscurare le energie vitali di chi ne è colpito, rende praticamente impossibile qualsiasi tipo di attività, di modo che anche quelle di normale routine, diventano montagne insormontabili.

Classificata come una vera e propria malattia già dagli inizi del secolo scorso, secondo i dati del recente rapporto dell’Oms, nell’ultimo decennio, l’incidenza della depressione è aumentata del 18,4%. Ad un esame più approfondito, però, si è rilevato che i dati variano a seconda dell’età. Infatti, se tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%.

Ma sorpresa, è tra gli anziani il dato più rilevante, difatti, tra gli ultra 65enni, il 20% soffre di depressione. Un risultato che mostra tutta la sua gravità. Invero, secondo il presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria Marco Trabucchi e professore all’Università di Roma Tor Vergata, tali dati si possono leggere ed elaborare con il semplice fatto che l’anziano oramai, non avendo più prospettive, rischia infatti di rinunciare a mangiare correttamente, a fare attività fisica, a curarsi, ad avere una vita sociale, finendo dunque per peggiorare la sua condizione.

Vi è, poi, una riduzione del 30% della durata stessa della vita quando questo stato depressivo è associato ad altra patologia, con il rischio di incorrere nel suicidio.

A causa di tale patologia, si è rilevato che solo nel 2015, nel mondo, 788 mila persone si sono tolte la vita, e di queste 4mila sono in Italia. Senza contare che il suicidio rappresenta a livello mondiale l’1,5% di tutti i decessi, ed in particolare, è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 ed i 29 anni di età. A dispetto di quanto si possa credere, ad esserne colpiti, non sono solo i Paesi economicamente più avanzati, ma anche le aree più remote del mondo, in cui la povertà è molto diffusa.

Infatti, la mappa del tasso di suicidi nel mondo indica che su calcoli effettuati su ogni 100 mila abitanti, i dati peggiori arrivano da Guyana con 44,2 suicidi, seguita dalla Corea del Sud con 28,9, dallo Sri Lanka con 28,8, poi Lituania 28,2, Suriname 27,8 e infine Mozambico con 27,4.

Seppure si ha ormai accesso a cure e a trattamenti adeguati per prevenire e sconfiggere tale malattia, la depressione continua a crescere e ad alimentarsi. Infatti, sempre secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ne soffrono ben 322 milioni di persone, pari al 4,4% della popolazione mondiale. Con un’incidenza più elevata tra le donne (5,1%) rispetto agli uomini (3,6%).

Una malattia nascosta e subdola, che si manifesta con sintomi come costante tristezza, perdita di interesse nelle attività e bassa stima di sé, accompagnati spesso da poco appetito, sonno disturbato, apatia, scarsa concentrazione e che si stima In Italia ne soffrono 4,5 milioni di persone. Un numero impressionante, tanto che in un una recente indagine, viene collocata al secondo posto (27%) dopo i tumori per impatto percepito sulla vita di chi ne soffre.

La situazione italiana è, come spesso accade, variegata sul piano delle regioni. Le più colpite risultano regioni come l’Emilia-Romagna (7,5%), Liguria (7,5%), Molise (10,2%), Sardegna (9,4%) e Umbria (8,7%). Tutte le altre regioni presentano risultati che oscillano attorno a quello nazionale.

Un dato significativo è il rapporto tra manifestazione dei sintomi di depressione e livello di istruzione, che nel nostro Paese è inversamente proporzionale, segno che l’educazione può dare strumenti in più per riconoscere i sintomi e potenzialmente agevolare la richiesta di aiuto.

Si passa, infatti, dal 12,5% tra coloro che hanno una licenza elementare o nessuna scolarizzazione, al 7,4% di chi ha un diploma di scuola media inferiore, al 5,2% di chi ha un diploma superiore, fino al 4,2% dei laureati.

Per questo motivo la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata intitola “Depression: Let’s Talk” (“depressione: parliamone”) per far conoscere quanto più possibile questa infida malattia e incoraggiare chi ne soffre a parlare della propria esperienza e cercare un aiuto concreta alla propria situazione, per tentare di ritornare a vivere.

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