29 Settembre 2016
di Antimo Verde – All’età di 93 anni, se ne va un grande protagonista della politica, non solo israeliana, ma internazionale. Dopo due settimane di ricovero in ospedale in seguito a una emorragia cerebrale, nonostante una parvenza di ripresa, la morte ha preso il sopravvento su Shimon Peres, l’ultimo dei fondatori di Israele. L’ex presidente israeliano ha accompagnato il paese in diversi passaggi nodali della sua storia, invero il suo percorso personale e quello dello stato di Israele si intrecciano profondamente. Difatti Peres diventa un leader tanto amato e rispettato, paragonabile nel mondo, solo a Nelson Mandela.
Eppure, nato nell’attuale Bielorussia nel 1923, da bambino pensava di diventare allevatore di mucche, e invece, immigra con i genitori in Palestina dove si unisce al movimento Haganah, organizzazione militare sionista sotto la direzione di Ben Gurion, che diventa il suo mentore politico. La sua carriera nella vita pubblica comincia presto, a soli 24 anni, quando dopo l’indipendenza dello Stato d’Israele a maggio del 1948 viene nominato a capo della Marina israeliana.
Da qui in poi diversi incarichi Vice-ministro, ministro, primo ministro e infine presidente. Nonostante durante la gran parte della sua carriera politica non abbia goduto di particolare successo fra la gente, a poco a poco gli israeliani hanno sviluppato nei suoi confronti un profondo affetto, che gli hanno ampiamente esternato nei circa sei anni in cui è stato presidente.
Pur non godendo della simpatia del popolo, è sempre stato temuto e rispettato dai suoi avversari politi, tant’è che quando nel 1992 perde la leadership del partito laburista, conquistata da Rabin, viene chiamato da quest’ultimo a far parte del suo governo come ministro degli Esteri, quando appunto si impegnerà per negoziare con i palestinesi. Infatti, se precedentemente Peres era sempre stato molto diffidente con i suoi vicini arabi e contrario ad ogni forma di compromesso, dopo la visita dell’allora presidente egiziano Anwar Sadat, cambia il suo modo di agire, che culmina nella sottoscrizione del primo trattato di pace nella storia di Israele con uno stato arabo.
Da allora Peres sarà uno dei più attivi sostenitori per la pace coi palestinesi, nonostante gli aspri rapporti fra Israele e Palestina, a causa dell’occupazione militare di Israele della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con le conseguenti rivolte palestinesi. L’insostenibile situazione fa decidere Peres di dialogare con il popolo palestinese attraverso l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), un’associazione fondata all’interno della Lega Araba, che ha come obiettivo l’emancipazione del popolo palestinese con la lotta armata, il cui leader è Arafat.
Dopo mesi di incontri assieme a diplomatici e intellettuali norvegesi, si arriva ad un accordo di pace firmato il 13 settembre 1993. Durante la cerimonia per il festeggiamento dell’accordo rivolto ai palestinesi dice: «Siamo sinceri. Vogliamo fare sul serio. Non vogliamo interferire con le vostre vite o determinare la vostra sorte. Trasformiamo i nostri proiettili in schede elettorali, le pistole in badili».
Per il suo impegno riceve assieme a Rabin e Arafat il Nobel per la pace. Ancora oggi “l’accordo di Oslo” che è il primo a riconoscere la sovranità territoriale ai palestinesi su un certo territorio, è considerato fra gli accordi internazionali più importanti negoziati nel Secondo dopoguerra.
Il suo impegno per la pace continua anche dopo aver lasciato le sue cariche istituzionali. Infatti nei suoi ultimi anni porta avanti trattative segrete e solitarie con americani, palestinesi e giordani per cercare di fare passi in avanti per la pace. Anche all’insaputa del Governo di Netanyahu, poiché come disse una volta: «io lavoro per lo Stato e Bibi (Netanyahu) non è ancora lo Stato».
A causa dei bombardamenti e delle guerre di Israele a cui non aveva mai preso parte in prima persona, negli anni’70 gli venne affibbiato l’appellativo di falco, che però grazie ai suoi continui sforzi di confronto e dialogo viene mutato poi, in colomba. E ora, dopo 70 anni di carriera politica e di impegno, rimarrà memorabile il suo esempio per un mondo di pace.