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In Italia ci sono 340.000 piccoli schiavi

7 Marzo 2016

di Antimo Verde – Oramai la globalizzazione ha portato, tra le tante conseguenze, a comprare oggetti lavorati in paesi lontani, sui quali, molto spesso, non si hanno informazioni su come vengono effettivamente prodotti. Sia per quanto riguarda i materiali impegati sia sulla manodopera utilizzata. Infatti, il più delle volte, non si conoscono le condizioni delle materie usate per produrre determinati beni e, soprattutto, chi li ha effettivamente realizzati. Purtroppo, in molti paesi, nonostante continue battaglie e divieti, si adoperano bambini e adolescenti per la produzione di tantissimi prodotti.

Ovviamente, nel tentativo di ammortizzare le spese e riuscire ad avere un ricavo ancora maggiore dalla vendita di tali beni. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo, a dispetto dei diritti umani fondamentali, sono circa 215 milioni i minori che lavorano e che vengono sfruttati. Di questi, circa 126 milioni sono utilizzati per forme di lavoro particolarmente rischiose, che mettono in pericolo il loro benessere fisico, mentale e morale.

Circa otto milioni, poi, sono sottoposti alle peggiori forme di lavoro minorile, come la schiavitù, il lavoro forzato, lo sfruttamento nel commercio sessuale, nel traffico di stupefacenti e l’arruolamento come bambini soldato in milizie. Pur essendo l’Africa sub sahariana l’area del mondo con massima incidenza di minori al lavoro, l’Italia, sorprendentemente, non è esente da tale fenomeno. Infatti, secondo la ricerca “Game Over di Save the Children”, sarebbero 340.000 i minori utilizzati nelle forme peggiori di lavori.

Di questi, il 7% si trova nella fascia di età tra i 7e i 15 anni. Più di 2 minori su 3, fra 14 e 15 anni, sono maschi e circa il 7% è un minore straniero. L’11% degli adolescenti che lavorano, poi, sono sottoposti ad orari notturni con un impegno continuativo. Lavorano per lo più in attività di famiglia, mentre per i minori impiegati all’esterno del circuito familiare, i settori principali sono quello della ristorazione, dell’artigianato e del lavoro in campagna.

Ovviamente, l’impiego di minori in lavori così massacranti, comporta per questi, il serio pericolo, oltre alla completa eliminazione degli spazi e del tempo dedicato ai giochi, al divertimento e al riposo, del rischio reale di compromettere gli studi. Difatti, il picco di lavoro minorile si registra fra gli adolescenti nell’età di passaggio dalla scuola media alla superiore, che vede, proprio, uno dei tassi di dispersione scolastica più elevati d’Europa.

Pertanto, secondo Raffaella Milano, direttore Programmi Italia-Europa Save the Children, bisogna intervenire per spezzare il circuito perverso fra dissafezione scolastica e lavoro minorile, rafforzando i progetti contro la dispersione scolastica e favorire una maggiore continuità fra scuola e lavoro attraverso percorsi protetti di inserimento lavorativo.

Dal Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015 dell’Ilo, infatti, emerge che un bambino costretto a lavorare prima del tempo, avrà il doppio delle difficoltà dei suoi coetanei ad accedere ad un lavoro dignitoso in età più adulta e a detta di Furio Rosati, dell’ILO e direttore del programma di ricerca Ilo-Unicef-Banca Mondiale Understanding Children’s Work, il minore correrà molti più rischi di rimanere ai margini della società, in condizioni di sfruttamento.

Diventa cruciale, quindi, assicurare ai minori un’istruzione di qualità almeno fino all’età minima di accesso al mercato del lavoro per garantire l’acquisizione delle conoscenze base e delle competenze adeguate alle necessità del mercato del lavoro.

Così, con un lavoro dignitoso, a differenza di quello illegale e sfruttato, si favorisce lo sviluppo della personalità del minore, la sua responsabilizzazione e le capacità relazionali. Bisogna, quindi, impedire che il lavoro minorile comprometta il presente e il futuro dei minori, e per questo è indispensabile adottare un piano d’azione nazionale che preveda da un lato la creazione di un sistema di monitoraggio regolare del fenomeno e dall’altro le azioni da svolgere per intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale.

È importante agire in fretta per impedire che un paese svilluppato come l’Italia, continui questa grave forma di violazione dei diritti dei più deboli.

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