7 Settembre 2013
Mai come in questo periodo educare alla Pace è cosa semplice. Potrà sembrare banale, ma preferiamo vedere il “bicchiere mezzo pieno”.
Dagli organi di informazione di tutto il mondo emerge il ruolo di Obama nella comunità internazionale: uno contro tutti.
È piacevole apprendere come la Pace, in contrapposizione alla guerra, sia l’obiettivo del mondo intero. Da ogni parte si alza un grido: PEACE!
Che nel mondo ci sia il bene e il male è risaputo, ma che il diavolo e l’acqua santa, ormai, si confondino dietro mentite spoglie, provoca un’immediata e rapida inquietudine, seguita da un sottile e paradossale piacere.
Cosa avrebbe pensato Giovanni Paolo II, acerrimo nemico del regime comunista, di un famoso ex “compagno” – capo del KGB negli anni in cui l’Unione Sovietica guardava con diffidenza al Pontefice Polacco – che accusa Obama di non seguire i consigli del Papa?
Putin non sarà certamente un angelo mandato da Dio ad annunciare la Pace, ma la sua dichiarazione, riportata, tra gli altri, da Avvenire, non può passare inosservata: “Non dobbiamo dimenticare il messaggio del Papa, che si è espresso apertamente sull’inammissibilità dell’azione militare”.
Sembra quasi che si ripetano le dinamiche della Guerra del Golfo del 1990, ma a ruoli invertiti. All’epoca c’era uno stato autonomo (il Kuwait) aggredito da un invasore (l’Iraq) e aiutato da un difensore (capitanato, come al solito, dagli USA). Oggi c’è un Paese altrettanto indipendente (la Siria), che rischia di essere attaccata da una forza esterna (gli USA) e difesa da un’altra grande potenza (la Russia).
Forse a qualcuno piacerà di più il confronto con la Guerra d’Iraq. Qui, un Paese che aveva già perso la sua guerra e si era ritirato dal Kuwait, governato da un Governo dalle politiche discutibili ma fino a quel momento riconosciuto come Stato Sovrano dalle Nazioni Unite, viene attaccato sulla scia degli effetti provocati dall’11 settembre, poiché sospettato di possedere armi di massa (notizia che successivamente sarà smentita) e di dare appoggio ai terroristi islamici.
Nel caso della Siria, però, questa volta l’intervento degli USA non è condiviso da nessuno e questo, oltre ad alimentare la speranza di una soluzione alternativa, ci rende molto felici.
Tutto il mondo non vuole l’attacco in Siria, tranne Obama. Attenzione, abbiamo scritto Obama e non gli Stati Uniti, perché, sia chiaro, gli americani non ne possono più di vedere il loro presidente giocare a RisiKo.