14 Gennaio 2013
Mentre nella laicissima Francia si protesta contro la possibilità di adozione da parte delle coppie gay, nella “città eterna”, nella cristianissima piazza San Pietro, un pugno di donne urlano al Papa di stare zitto, in nome di una femminilità che, invece, a nostro parere, mortificano proprio con il loro atteggiamento. Perché essere donne non vuol dire spogliarsi e mostrare quel seno insignificante per farsi notare. Possibile che per far valere i presunti diritti della donna, ci si debba comportare da uomo? Non sono i “maschi” che di solito mostrano il torso per esprimere la loro virilità? Ma, in effetti, tutto quadra. Qui, giustamente, non si rappresenta il mondo femminile, ma la comunità omosessuale, quindi la confusione è lecita.
Convinti che l’unico modo per farsi ascoltare sia quello di spogliarsi, il movimento di protesta ucraino Femen, in effetti, è diventato famoso in tutto il mondo. Evidentemente la teoria è purtroppo valida. Eppure, in questo caso, sembra tradire la sua natura. Il gruppo, infatti, nasce a Kiew nel 2008 per protestare contro il turismo sessuale che purtroppo ha sporcato l’immagine della splendida Ucraina. È giunto, poi, in Italia, dove, guarda caso, un numero sempre crescente di prostitute arriva dai paesi dell’Est. Ben venga, allora, la protesta, ma che sia rivolta a chi alimenta questo mercato e non a chi si pone, indistintamente, in difesa di tutto il genere umano e, quindi, anche dei più piccoli.
La sentenza della Corte di Cassazione sull’affidamento del minore alla mamma, colpevole di convivere con un’altra donna, sicuramente è significativa e deve far riflettere, ma non può essere strumentalizzata a fini idioligi e politici.
Decidere a chi affidare i figli non è mai una scelta facile, ma spesso si dimentica che il primo criterio deve essere il loro bene. Il diritto di un minore ad avere un papà e una mamma ha la precedenza sul diritto di un adulto a crescere il proprio figlio. Un essere umano, per crescere, deve potersi arricchire delle ricchezze umane e spirituali di una donna e di un uomo che, è inutile prendersi in giro, bisogna ammettere che sono diversi e complementari. Se si vuole difendere i diritti della donna, ci si attivi perché le sue qualità, distinte da quelle dell’uomo, possano emergere per il bene della società civile. Stiamo tutti nella stessa barca, è inutile farci la guerra, finiremo per affondare e … chi si salverà?
P.E.