26 Gennaio 2012
di Emanuele Tanzilli –
Ancora una volta il calendario offre uno spunto di riflessione decisamente interessante: il 27 gennaio è il Giorno della Memoria.
Si ricorda la Shoah, un termine ebraico che indica lo sterminio compiuto ai danni del popolo ebraico durante gli anni del nazismo. La proposta di dedicare una giornata alla commemorazione della Shoah venne inizialmente avanzata dal Parlamento Europeo, e fu accolta dall’Italia nel 2000. Si tratta, quindi, di un’istituzione relativamente recente, ma non per questo meno sentita ed onorata.
La scelta del 27 Gennaio, in particolare, riporta indietro al 1945, quando, sulle macerie della Grande Guerra ancora fumanti, in un’Europa ammutolita ed umiliata, le truppe dell’Armata Rossa, marciando sul territorio polacco, rinvennero il campo di concentramento di Auschwitz e la fabbrica degli orrori perpetrati per anni sulle vittime del delirio tedesco.
Così, mentre il conflitto bellico si trasferiva in territorio asiatico, per culminare poi in agosto con le stragi atomiche di Hiroshima e Nagasaki, il Vecchio Continente veniva per la prima volta a conoscenza, in modo dettagliato, delle atrocità e delle barbarie compiute nei lager o campi di concentramento nazisti. Reperti storici, che avrebbero riversato fiumi d’inchiostro sui libri del futuro, per raccontare fiumi di sangue versati alla terra per una crudeltà difficile ancora oggi da capire.
La scoperta delle truppe russe, per quanto drammatica, permise al mondo intero di conoscere, grazie ai racconti dei pochi superstiti, la pagina più nera della civiltà, il lato più oscuro dell’animo umano. Da quel momento, Auschwitz divenne un simbolo, e la mole immensa di saggi, trattati, documentari, film lo dimostra. Dal “Diario di Anna Frank” alla “Schindler’s List”, capisaldi del genere, tutti noi abbiamo avuto modo di interfacciarci, orientarci, avvicinarci alle testimonianze del periodo. E nonostante tutto, resta arduo riuscire a penetrare fino in fondo il concetto di un evento così sconcertante, esplorare i labirintici meandri della psiche che hanno condotto a simile scempio.
Le stragi naziste travalicano abbondantemente i confini della legalità di cui di solito questa rubrica si occupa, coinvolgendo uno spettro amplissimo di argomenti, considerazioni, insegnamenti. La guerra è il sintomo più evidente di una civiltà che preferisce risolvere i problemi con l’uso della forza, e non con il confronto ed il dialogo. L’intolleranza etnica e religiosa è fra le principali cause che conducono allo scontro, spesso violento. Ma l’odio, la spersonificazione, l’umiliazione dell’essere umano ridotto a poco meno che carne di scarto, non trovano giustificazione né possibilità di compresione in nient’altro che una megalomania psicotica.
L’augurio è che la shoah resti sempre vividamente impressa nella coscienza collettiva perché sia da monito all’uomo delle nefandezze in grado di compiere quando si allontana o decide di abbandonare il lume della ragione. La Memoria è preziosa soprattutto per questo. Abbiamo un’intera giornata per rifletterci… e non dimenticarlo mai.