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Nucleare si, nucleare no, dal Giappone paura atomica

29 Marzo 2011

di Sara Capitanio

La paura seguita agli eventi sismici del Giappone con relativo pericolo di una nuova Chernobyl ha riportato la questione nucleare al centro del dibattito politico nazionale ed europeo.

Fukushima, dove la situazione resta incerta per via dei guasti ai sistemi di raffreddamento di molti reattori e per la possibile fuoriuscita di plutonio, fa paura. E mentre l’Europa fa passi indietro sull’energia nucleare, in Italia si ritornerà a votare un nuovo  referendum sul tema (nel 1987 ce ne era già stato uno a  riguardo).

Importante, allora è l’informazione. Cosa è l’energia nucleare e quali sono i vantaggi e gli svantaggi che essa comporta?

Il nucleare è una forma di energia ottenuta mediante la fissione di nuclei atomici, ovvero il bombardamento dell’uranio con neutroni. Durante  il quale si genera energia e altri neutroni che, a loro volta, fanno dividere i nuclei di uranio dando luogo alla cosiddetta ‘reazione a catena’.

La quantità di energia ottenibile dal nucleo è di gran lunga maggiore di quella che si può ottenere da qualunque altra trasformazione chimica.

Il vantaggio dunque consiste in una resa energetica elevata prodotta con una minima quantità d‘uranio, senza alcuna emissione in atmosfera, a differenza dei combustibili fossili, di anidride carbonica. E questo comporterebbe una notevole riduzione delle emissioni di gas serra.

I ‘contro’ però pesano di più.

Nonostante il freno all’effetto serra che essa compirebbe, per via dell’eliminazione delle emissioni di anidride carbonica, l’impatto ambientale rimarrebbe comunque gravoso. I rifiuti prodotti, le scorie radioattive, vengono difatti smaltiti dal pianeta definitivamente soltanto dopo migliaia di anni. Per gli isotopi radioattivi, infatti, si parlerebbe di un deposito controllato tra i 500 e i 700 anni, mentre, nel caso del plutonio, di un tempo addirittura maggiore (centinaia di migliaia d’anni).

Per non parlare dei costi che essa comporta: costi di progettazione e realizzazione elevatissimi, essendo altissima la tecnologia e la competenza richiesta; costi per lo smantellamento delle centrali al termine della loro attività e costi, perché no, militari per garantirne la sicurezza dagli attentati terroristici. La sola industria privata non potrebbe sostenere tutto questo e richiederebbe così la necessaria partecipazione della finanza pubblica e quindi di noi cittadini.

Ci sarebbe inoltre, il problema della localizzazione degli impianti nucleari: quale comunità locale si prenderebbe la responsabilità di avere vicino casa un deposito di scorie o una centrale nucleare? In Italia si è restii ad accogliere anche semplici discariche e termovalorizzatori.

E infine, la più grande paura.

La possibilità di un incidente: l’epilogo di Chernobyl ha causato conseguenze globali che si pagano ancora oggi e Fukushima ci terrorizza quotidianamente.

Sicuramente le centrali di ultima generazione garantiscono un livello di sicurezza elevato, non siamo più negli anni ’80 di Chernobyl, ma il Giappone insegna che la ‘sicurezza’ della scienza umana si troverà sempre a  fare i conti con la natura.

E di certo non si vince.

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