14 Gennaio 2012
di Alessandro Grimaldi –
Riflettendo sulla Giornata Mondiale dei Migrantes, celebrata dalla Chiesa Cattolica il 15 gennaio, mi sono ricordato di un rapporto pubblicato da Amnesty International qualche anno fa, dal titolo: “Invisibili – I diritti umani dei minori migranti e richiedenti asilo detenuti all’arrivo alla frontiera marittima italiana”.
In quelle pagine si denunciava la situazione dei “bambini invisibili”, cioè di quei minori che quotidianamente sbarcavano in Italia dalle imbarcazioni di fortuna degli immigrati clandestini: neonati, fanciulli, adolescenti ai quali veniva e ancora viene negato, nei loro paesi, ogni più elementare diritto umano. Deportati nei centri di raccolta (che niente hanno di accogliente), detenuti anche per settimane in condizioni al quanto precarie.
Invisibili poiché non facevano numero, non erano considerati dalle statistiche, spesso abbandonati poiché non riconosciuti da nessuno dei profughi.
Portati via dai centri di prima accoglienza per opera dei loro connazionali, proprio perché invisibili, venivano a volte “venduti” al migliore offerente: destinati, nella migliore delle ipotesi, all’adozione clandestina, altrimenti sfruttati per l’accattonaggio o consegnati al mercato della pedofilia o, peggio ancora, utilizzati come merce per il commercio di organi.
Una ingiustizia sociale, questa, che non si è consuma in chi sa quale paese sperduto del terzo mondo, ma nella “civilissima” Italia, indifferente di fronte ai bambini che popolano le strade delle città, costretti ad elemosinare e guardati a vista dai loro sfruttatori.
Dove sono questi bambini? Non li vediamo perché sono invisibili, ma intanto ci sono e giudicano il nostro silenzio.
Si rinnova, così, la parabola del buon samaritano. Noi, migliori attori non protagonisti, bravi a recitare la parte di chi passa oltre, delegando ad altri il ruolo centrale ma impegnativo del buon samaritano.