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Dalla terra dei fuochi al cielo dei veleni

7 Gennaio 2017

di Antimo Verde –

«Mal d’aria 2017» non è un nuovo malanno che si prevede costringerà a letto la stragrande maggioranza della popolazione italiana, ma si tratta invece dell’ultimo rapporto di Legambiente riguardante i superamenti delle soglie di sicurezza di quel mix micidiale di particolato sottile, ozono, biossido di azoto, biossido di zolfo e monossido di carbonio, che va semplicemente e comunemente identificato con il nome di smog, e che sembra incredibilmente più pericoloso della malaria e dell’Aids, visto i milioni di morti che provoca ogni anno e i danni irreparabili che crea alla salute.

Come riferisce l’Agenzia europea dell’Ambiente, polveri e biossido di azoto hanno provocato solo nel 2013 la morte prematura per 87.670 di italiani che avrebbero potuto vivere una decina di anni in più. Nonostante la divulgazione di questi dati preoccupanti, la risoluzione del problema dell’inquinamento sembra non affatto destare l’interesse della politica mondiale che, invece, sembra volerlo rimandare irrimediabilmente. E difatti nel 2015 soltanto l’esposizione all’inquinamento da polveri sottili ha causato 4,2 milioni di morti nel mondo, pari a 7,6 per cento della mortalità mondiale, posizionandosi al quinto posto assoluto nella classifica dei principali fattori di rischio per mortalità.

Il legame di causa-effetto fra l’alta concentrazione di polveri sottili e le morti premature è inoltre, assolutamente riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ovviamente i danni alla salute della popolazione provocati da detto fenomeno si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che solo nella nostra Penisola sono stimati tra i 47 e 142 miliardi l’anno.

Il traffico veicolare è sicuramente il fattore più importante del proliferare di tale fenomeno, ma da solo non produce l’effetto a cui assistiamo oggi. La causa primaria è la situazione di alta pressione, anomala per gli inverni che negli ultimi anni stiamo vivendo e che ormai assomigliano sempre di più a freddi autunni. Ma certamente la produzione di polveri sottili, è oltremodo dovuta ai sistemi di riscaldamento a legna e ai mezzi alimentati a diesel.

Nonostante l’esistenza di una normativa che regola tale fenomeno e che ha come scopo quello di migliorare la qualità dell’aria, il nostro Paese assieme ad altri 23 dell’Unione Europea, non è riuscito a rispettarla e pertanto, dei ripetuti sforamenti del livello di inquinamento in Italia, si è accorta anche la Commissione dell’Unione Europea, che ha avviato due procedure di infrazione contro il nostro Paese riguardanti i limiti di biossido di azoto e di Pm10.

Se l’Italia non provvederà entro breve a correre ai ripari potrà intervenire addirittura la Corte di Giustizia Ue che la sanzionerebbe con una multa che potrebbe ammontare anche ad un miliardo di euro, visto che verrebbero calcolati tutti i giorni di sforamento dal 2008 a oggi. Cosa non impossibile se si ricorda che per quanto riguarda il livello di Pm10, il tribunale di Lussemburgo aveva già condannato il nostro Paese per tali violazioni in 55 aree della penisola risalenti agli anni 2006 e 2007.

Per siffatto motivo il Governo ha messo a disposizione con il cosiddetto “decreto caldaiette”, che prevede una classificazione degli impianti in base alle emissioni prodotte e a disposizione per l’intero territorio nazionale, per l’acquisto di quelli meno inquinanti, 900 milioni di euro: 700 destinati ai privati e 200 agli edifici pubblici. Sebbene la situazione resta critica, è pur sempre un primo passo verso una reale e concreta soluzione di questo fenomeno sempre più preoccupante.

 

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