6 Dicembre 2013
Giunge al termine il lungo cammino verso la libertà di Nelson Mandela. Il sogno di una vita diventa realtà, “colui che porta guai” ce l’ha fatta, ha vinto la sua battaglia, finalmente è libero. Il fine è raggiunto, la fine no! Ne era consapevole il premio nobel per la Pace quando negli anni ’90, insieme alla sua reclusione durata ventisette anni, finì anche l’apartheid. Come di solito avviene ogni qualvolta iniziano a soffiare venti di pace, fermarsi non è concesso, alla guerra deve seguire la ricostruzione. Attività che all’epoca coincideva innanzitutto con la rinascita culturale di intere popolazioni costrette a vivere da fuorilegge perché limitate nella loro libertà.
Sfida educativa, anche questa, che ancora oggi, al termine della sua vita terrena, l’ex presidente della Repubblica del Sud Africa, lancia alla sua gente e all’intera comunità internazionale. Formare una mentalità libera che, attraverso l’incontro con la “diversità” si arricchisca delle ricchezze dell’altro, segna ancora oggi, per il popolo sudafricano e non solo, un obiettivo all’avanguardia.
Una questione tutta formativa, che chiama in causa la capacità di una società civile a saper elevare culturalmente i suoi figli, attraverso la trasmissione di valori che tendano a vedere nel “diversamente colorato” non motivi di odio, ma argomentazioni valide per educarsi ad amare. Poiché, come scriveva Nelson, “ nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano ad odiare e, se possono imparare ad odiare, possono anche imparare ad amare, poiché per il cuore umano è più naturale amare che odiare”.
L’educazione diventa, così, la strada giusta da praticare per lo sviluppo di un popolo. Solo permettendo ad ogni singolo individuo di aprirsi alla conoscenza si potrà costruire una comunità civile, dove tutti hanno diritto a costruirsi un futuro, indipendentemente dall’estrazione sociale e dalla casta di appartenenza.
Finché il leone continuerà a sbranare l’agnello e i nostri campi non produrranno latte e miele, resteremo sempre in un tempo di avvento e non si potrà mai abbassare la guardia, anche se qualcuno avrà avuto l’illusione di raggiungere il fine.
A. G.
httpv://youtu.be/Ugb5I7Gyg40